EGNAZIA: IL TEMPO SCOLPITO NELLA PIETRA. Qualche chilometro a nord di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, le rovine di Egnazia parlano di una città antica.
Gli ulivi secolari da un lato e il mare dall’altro sembrano custodirla come prezioso cimelio di quella che è stata la storia di tante civiltà susseguitesi nel tempo: dai primi insediamenti nel XVI secolo a.C. all’invasione degli Iapigi nell’età del ferro, dalla fase messapica dell’VIII secolo a.C. fino all’occupazione romana.
Anche Plinio e Strabone citano quella che allora veniva chiamata Gnathia, e Orazio, il poeta del “carpe diem”, raccontando il suo viaggio da Roma a Brindisi con Virgilio e Mecenate, in una delle sue satire la descrive come la città “costruita contro la volontà delle Ninfe”.
Oggi l’area rappresenta uno dei siti archeologici più interessanti della Puglia. Le antiche vestigia della città fanno mostra di sé, con tracce indelebili lasciate nelle mura, nelle strade, nei templi.
Storia e civiltà scolpite indelebili nella pietra.
I resti delle poderose mura di difesa abbracciano l’intera area urbana, dove un tempo si concentrava la vita. E’ qui che, per la presenza del porto e della via Traiana, si faceva l’economia di allora.
Passeggiare tra queste strade, col profumo carezzevole del mare portato dal vento, è immergersi in un’atmosfera sognante.
All’esterno delle mura di cinta lo sguardo si perde sulla necropoli messapica. I resti di tombe a fossa e a semicamera e le monumentali camere sepolcrali affrescate scrivono pagine significative nella storia di una civiltà che ha conosciuto diversi culti. La Basilica paleocristiana meridionale, la Basilica Episcopale e il Sacello delle divinità orientali sono la testimonianza tangibile di periodi diversi, che pure convivono, senza soluzione di continuità, in un luogo che si fa scrigno e rivelazione del passato.
Il foro pavimentato, circondato da un portico di ordine dorico, conserva i resti di una tribuna oratoria e di una base onoraria. Sul basolato i segni di altri monumenti, e per un attimo magicamente prendono forma le scene di vita quotidiana di un tempo lontano, in cui viverel’agorà rappresentava l’identità stessa di un popolo.
Un passaggio pedonale lastricato collega all’antica via Traiana. E poi l’Anfiteatro, la Piazza Porticata, le Terme Pubbliche, la Basilica Civile con l’aula delle Tre Grazie, il Criptoportico, ovvero un quadriportico sotterraneo scavato in parte nella roccia, un tempo forse deposito di cereali. E la memoria lentamente prende vita tra quelle pietre.
A dominare il paesaggio sulla piccola collina tutta artificiale, formatasi tra il XV secolo a.C. e il IX d.C., è l’acropoli con le sue mura che spiccano guardando la città di Monopoli, dove le tracce di un tempio di età ellenistica sovrastano i resti di una fortificazione di epoca più tarda.
Ma il viaggio nella storia di Egnazia prosegue nel museo archeologico situato all’esterno delle mura di cinta dell’antica città. Negli undici padiglioni visitabili tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30, tre mostre permanenti raccolgono i ritrovamenti dell’età del bronzo, della storia e dell’archeologia di Gnathia.
La testa in marmo del dio Attis, paredro di Cibele - il cui culto dalla Frigia, attraverso le colonie greche dell’Asia Minore, giunse fino a Roma - e il mosaico delle Tre Grazie che ornava la Basilica Civile sono soltanto alcuni dei numerosi reperti che, spaziando dalla vita pubblica al culto religioso, ricompongono i tasselli di un passato che è insieme storia, cultura, identità.
Articolo scritto da "Carmela Loragno".
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Provincia/Paese
Fasano, Brindisi
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Gli scavi di Egnazia
EGNAZIA: IL TEMPO SCOLPITO NELLA PIETRA. Qualche chilometro a nord di Savelletri di Fasano, in provincia di Brindisi, le rovine di Egnazia parlano di una città antica.
Gli ulivi secolari da un lato e il mare dall’altro sembrano custodirla come prezioso cimelio di quella che è stata la storia di tante civiltà susseguitesi nel tempo: dai primi insediamenti nel XVI secolo a.C. all’invasione degli Iapigi nell’età del ferro, dalla fase messapica dell’VIII secolo a.C. fino all’occupazione romana.
Anche Plinio e Strabone citano quella che allora veniva chiamata Gnathia, e Orazio, il poeta del “carpe diem”, raccontando il suo viaggio da Roma a Brindisi con Virgilio e Mecenate, in una delle sue satire la descrive come la città “costruita contro la volontà delle Ninfe”.
Oggi l’area rappresenta uno dei siti archeologici più interessanti della Puglia. Le antiche vestigia della città fanno mostra di sé, con tracce indelebili lasciate nelle mura, nelle strade, nei templi.
Storia e civiltà scolpite indelebili nella pietra.
I resti delle poderose mura di difesa abbracciano l’intera area urbana, dove un tempo si concentrava la vita. E’ qui che, per la presenza del porto e della via Traiana, si faceva l’economia di allora.
Passeggiare tra queste strade, col profumo carezzevole del mare portato dal vento, è immergersi in un’atmosfera sognante.
All’esterno delle mura di cinta lo sguardo si perde sulla necropoli messapica. I resti di tombe a fossa e a semicamera e le monumentali camere sepolcrali affrescate scrivono pagine significative nella storia di una civiltà che ha conosciuto diversi culti. La Basilica paleocristiana meridionale, la Basilica Episcopale e il Sacello delle divinità orientali sono la testimonianza tangibile di periodi diversi, che pure convivono, senza soluzione di continuità, in un luogo che si fa scrigno e rivelazione del passato.
Il foro pavimentato, circondato da un portico di ordine dorico, conserva i resti di una tribuna oratoria e di una base onoraria. Sul basolato i segni di altri monumenti, e per un attimo magicamente prendono forma le scene di vita quotidiana di un tempo lontano, in cui viverel’agorà rappresentava l’identità stessa di un popolo.
Un passaggio pedonale lastricato collega all’antica via Traiana. E poi l’Anfiteatro, la Piazza Porticata, le Terme Pubbliche, la Basilica Civile con l’aula delle Tre Grazie, il Criptoportico, ovvero un quadriportico sotterraneo scavato in parte nella roccia, un tempo forse deposito di cereali. E la memoria lentamente prende vita tra quelle pietre.
A dominare il paesaggio sulla piccola collina tutta artificiale, formatasi tra il XV secolo a.C. e il IX d.C., è l’acropoli con le sue mura che spiccano guardando la città di Monopoli, dove le tracce di un tempio di età ellenistica sovrastano i resti di una fortificazione di epoca più tarda.
Ma il viaggio nella storia di Egnazia prosegue nel museo archeologico situato all’esterno delle mura di cinta dell’antica città. Negli undici padiglioni visitabili tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30, tre mostre permanenti raccolgono i ritrovamenti dell’età del bronzo, della storia e dell’archeologia di Gnathia.
La testa in marmo del dio Attis, paredro di Cibele - il cui culto dalla Frigia, attraverso le colonie greche dell’Asia Minore, giunse fino a Roma - e il mosaico delle Tre Grazie che ornava la Basilica Civile sono soltanto alcuni dei numerosi reperti che, spaziando dalla vita pubblica al culto religioso, ricompongono i tasselli di un passato che è insieme storia, cultura, identità.
Articolo scritto da "Carmela Loragno".
Provincia/Paese